“Sempre caro mi fu…….” Si potrebbe sintetizzare così l’amarcord di Eraldo Pecci che ha scritto il libro “Ci piaceva giocare a pallone” edito da Rizzoli. E’ la poesia del calcio che fu, verso cui si potrebbero scrivere fiumi di parole, poesie, narrazioni di un pallone che, con i suoi personaggi immortali, ha scritto la storia di quel pallone italiano capace talora di farci cadere nei sentimenti della facile retorica. Ma è bello lasciarsi cullare, affascinare da quelle cose semplici che profumano di pane e salame, senza l’attuale forma antipatica dove prima dell’uomo, del campione, viene sempre il vil denaro trattato in maniera sconsiderata e fuori da ogni senso di etica e responsabilità. Ma questa è un’altra storia. Ciò che invece ci piace davvero leggere del pallone è proprio quel suo vero significato del gioco, del rincorrere istintivamente quella sfera rotonda che caratterizza da sempre il crescere di ogni bambino e oggi pure di tante bambine. Ma quell’epoca in cui i pali delle porte erano ancora quadrati, i terreni di gioco di periferia erano spesso spelacchiati e il pallone pesava un “quintale” soprattutto quando era inzuppato dalla pioggia, ebbene quel tempo che tanto è stato narrato nella sua forma più romantica non morirà mai, sarà eterno. Così, probabilmente, con questo spirito sportivo e letterario da ex calciatore di grande livello tecnico, Eraldo Pecci, ci presenta questa novità adatta non solo ai nostalgici della purezza del calcio, ma anche a coloro i quali tra le pagine e i racconti letterari riescono in qualche modo a trarne un beneficio attraverso i sentimenti e le emozioni capaci di viverli intensamente e nella forma più bella. Eraldo Pecci, volto noto ed editorialista della Domenica Sportiva, ha al suo attivo di ex calciatore professionista, 203 presenze (153 in campionato, 33 in Coppa Italia, 16 nelle Coppe Europee) segnando 16 gol di cui 10 in Campionato, 4 nella Coppa Nazionale e 2 in Europa con il Toro, dove vinse lo scudetto nel 1975 – 1976 affermandosi come centrocampista di regia. Passò poi alla Fiorentina nell’estate 1981 e con i viola, Pecci disputò 138 gare mettendo a segno 13 reti dal 1981 al 1985. Nella stagione 1985 – 1986 venne ceduto al Napoli dove conquistò un terzo posto nel Campionato di Serie A. Poi ancora nel Bologna e nel 1989 – ’90 nel L. Vicenza. Sei presenze in Nazionale e prese parte della rosa di Argentina ’78. Dunque, stiamo parlando di una grande carriera da calciatore professionista serio in campo e scanzonato romagnolo nella vita di tutti i giorni. E tante sono le narrazioni che Pecci mette in evidenza durante la sua carriera in questo suo libro dove è quasi impossibile fare una classifica delle storie più divertenti. “Ci piaceva giocare a calcio” è un libro divertente, ricco, umano e poi sano, salutare e per certi aspetti anche sorprendente, affettuoso, commovente. Proprio com’è Eraldo Pecci, un guascone spiritoso che tende a sdrammatizzare, ma sensibile e di animo molto attento ai valori e ai sentimenti. Dunque, tante storie da vivere, da gustare, in questo libro che ci riconcilia con il calcio troppo spesso tradito dalle banalità dei calciatori e di tanti rappresentanti di un mondo che per certi versi non ci rappresenta più.
Salvino Cavallaro