Se ne parla da 73 anni e da altrettanti lustri si scrivono articoli, poesie, racconti e testi romantici che hanno invaso la vetrina di quell’immensa letteratura granata che andrà oltre il tempo. Sembra di tuffarsi sempre nel mare della retorica, ma la tragedia del Grande Torino appartiene a quella parte della storia d’Italia che, sullo sfondo dei fasti calcistici del mito degli Invincibili, ci narra anche la ripresa del nostro Paese a seguito del periodo bellico. Una storia unica, un qualcosa che va oltre il minimalismo dettato dalla tecnica calcistica di quel tempo, che rese impossibile l’imitazione delle squadre avversarie. E ancora oggi, a distanza di 73 anni, in questo pomeriggio del 4 maggio 2022, si ripercorre l’ora della tragedia salendo là, su quel colle che fu testimone della distruzione di quell’aereo che riportava a casa da Lisbona la squadra del Grande Torino assieme ai tecnici e ai giornalisti: Superga. Sì proprio accanto a quel muro della Basilica di Superga in cui si schiantò l’aereo, tutti gli anni il capitano del Torino legge uno ad uno i nomi dei caduti alle 17,03 minuti. La messa, la preghiera, il raccoglimento, sono poi un motivo per riflettere, unirsi e magari fare spuntare una lacrima di tristezza per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. E’ la storia del Toro che s’infiltra nell’anima e non si dà pace al pensiero che ancora oggi, dopo tutti questi anni, il Torino (tranne l’unico scudetto conquistato nel 75’ 76’) non abbia saputo dare corso ai tanti titoli conquistati da capitan Mazzola e compagni. Così, oggi, il Toro si è quasi ritagliato un angolo suo, una sorta di ovattata immagine riflessa sulle sue storiche maglie granata che, tuttavia, non riescono mai ad aggiornare quel glorioso cammino dei campioni. Quasi fosse un destino ordinato dal fato, un qualcosa che ti dica di non vincere più per non distrarre la gloriosa storia degli allori raggiunti in passato. E allora quando parliamo di Torino, della squadra di calcio di oggi, ci si fa sempre giustamente vanto del 4 maggio come giorno dell’orgoglio, della memoria, della riflessione su una storia che non ha eguali. Così si esprime la Prof.ssa Maria Lizzio (cattedra di materie umanistiche al Liceo) a proposito della commemorazione del Grande Torino: “Incredibile come, da un lato, si possa sparire in un attimo, dall’altro, restare per sempre. Solo l’uomo ha questa particolarissima facoltà di “raggirare” la morte e il suo silenzio, spinto dal suo insopprimibile anelito all’eternità”. E’ poesia, è lirica, è la sintesi di una narrazione ispirata in versi dettati dal cuore, dalla memoria, dal sentimento; proprio com’è e cos’è oggi il Toro. E poi, oltre a chi in sede di Governo si batte per far riconoscere alla Repubblica Italiana il 4 maggio di ogni anno, quale “Giornata dedicata alla memoria dei caduti del Grande Torino”, c’è ancora chi scrive struggenti parole come Giovanni Albano: “…….le bare allineate a Palazzo Madama, un’intera città attorno al gruppo che ama. Gli eroi saranno sempre immortali, rispettati e venerati in tutti gli annali. Il Grande Torino, squadra esperta, non è morto …..è solo in trasferta” – riprendendo una frase storica che rievoca ciò che scrisse allora Montanelli sul Corriere della Sera dopo la tragedia. E ancora oggi i nomi di Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert, Ernest Egri Erbstein e tutti i componenti di quell’equipaggio, riecheggiano sopra il cielo di Superga, tra nuvole minacciose e maligne. Proprio come quel giorno. Questo è il Torino, questa è la sua grande storia, questo è quell’angolo d’Italia del dopoguerra in cui ci si risollevava a fatica dalle polveri. Tutto questo è il 4 maggio 1949.
Salvino Cavallaro