Un libro che ho letto tutto d’un fiato, con curiosità, non tanto per le sue scorrevoli ottantanove pagine, ma per la partecipazione a un racconto di vita del protagonista che mi ha emozionato e coinvolto nei suoi particolari. Un libro scritto a quattro mani da Salvatore Cafiero e Lisa Di Giovanni, dove il racconto intimista della vita del protagonista ben si interseca alla capacità letteraria della business manager, editor e pubblicista Lisa Di Giovanni che non conosco personalmente ma che, in questa occasione, ho avuto modo di constatarne la capacità descrittiva e letteraria. Bella la pagina scritta con sentimento da Raffaele Riefoli in arte Raf, che nel capitolo in prefazione intitolato “A un grande uomo e un grande amico”, mette in evidenza tutta la sua stima umana e professionale verso Salvatore Cafiero. Già, Salvatore Cafiero, un ragazzo, un valente musicista che conosco almeno dal punto di vista professionale per avere recensito in passato le sue pregiate produzioni musicali, dalle quali ho sempre dedotto uno spiccato senso di bellezza e sensibilità artistica non comune. Tuttavia, adesso che ho avuto modo di leggere il suo percorso umano in una apertura di introspettiva sincera, totale e senza remore sulla sua vita privata, devo dire che, già allora, non avevo fatto fatica ad inquadrare una personalità particolare, derivante dai suoi trascorsi adolescenziali che l’hanno formato dal punto di vista umano e professionale. Sfogliando le pagine di Phoenix ho dunque riscontrato in Cafiero questa sua forma di narrazione quasi persecutoria di ciò che lo ha ferito e quindi anche formato nel bene e nel male della vita. Lui, così come si legge nel libro, è stato un bambino e un adolescente “diverso”, perseguitato dallo spettro di una malattia senza nome con il quale ha convissuto con il senso di impotenza e fragilità costitutiva. E così la celiachia e il ritardo della sua crescita fisica fino a tarda età, gli creano seri complessi d’inferiorità rispetto agli altri coetanei. Pensieri che diventano quasi fobie ripetitive in forma maniacale, ossessive, persecutorie, tormentose, alienanti, capaci di intersecarsi tra la sua anima e le corde di quella chitarra dapprima “rubata” al fratello maggiore e poi acquistata con i primi guadagni di lavoro, in cui gli appare la vita in tutto il suo splendido aspetto.
La vita attraverso la musica, la chitarra, le corde che si infiltrano nell’anima ad ogni vibrazione e lo liberano da ogni stato di insofferenza creato dalla sua malattia. Celiachia, anima, corde, chitarra, quattro cose che sono state e forse sono ancora il motivo portante della vita di Salvatore Cafiero, del suo essere ragazzo sensibile che sa cogliere attimi di emozione ma anche di rabbia, quando si imbatte in storture sociali e convenzioni in cui ci si vende per apparire, avere successo, essere il meglio del gruppo musicale, senza magari sapere suonare. Ecco, credo proprio che questo sia il punto nevralgico della sua narrazione in cui si evidenzia il tratto della persona perbene che è, integra nei valori in cui la coerenza del proprio essere non si può confondersi con certe meschinità comportamentali date dalla propria convenienza. “Credo che ognuno nella propria vita arrivi a un punto in cui desidera rallentare, fermarsi per ascoltarsi dentro, prendere il treno dell’introspezione e percorrere i meandri della propria essenza” dice Cafiero nel capitolo intitolato “Il faro è l’anima”. Già, sempre quell’anima ricorrente come qualcosa che ti accompagna sempre e a cui devi dare ascolto. C’è poi sul finire del libro il quadretto dedicato al mare, intitolato: “Il mare è senza tempo”. Un rapporto di amore profondo che Salvatore ha con quell’immenso mare azzurro che allo stesso tempo teme perché soffre di mal di mare per le sue onde che sono come volare mentre creano le vertigini. “L’infinito senza tempo si potrà leggere nei tuoi occhi che saranno seriosi e cupi, perché conterranno anima e sogni. Il mare, come tutta la natura per me è come musica, la musica stessa è natura nella sua essenza più eterea ma profonda”. Ecco qui si coglie la poesia di un artista che fa della sua anima il senso di ogni momento del vivere quotidiano, così come ascoltarla significa dare la risposta a tante cose che apparentemente una risposta non hanno. E’ quella sensibilità che trasmette in quelle vibrazioni delle corde della sua chitarra che danno emozione, che ti parlano quasi a rincuorarti se qualcosa non va come tu vorresti. E’ Salvatore Cafiero, è il suo essere di ragazzo sensibile, di chitarrista, artista e oggi anche autore capace della narrazione della sua vita che affascina ed emoziona.
Salvino Cavallaro