Per il Quirinale appaiono tanti dubbi all’orizzonte politico

Dal settennato di presidenza della Repubblica Italiana esce una figura di galantuomo, di statista che è stato capace fin dal momento in cui è stato eletto, di spogliarsi del suo credo politico per non essere di parte per il bene della Costituzione e di quel Paese chiamato Italia che di persone così scarseggia davvero alla grande. Sergio Mattarella è il presidente della Repubblica Italiana che resterà per sempre il nostro valore aggiunto nell’interpretare la figura di garante, cui abbiamo affidato ciecamente le nostre speranze in un periodo di vita sociale ed economica che si è resa difficile anche a causa della pandemia. Risuonano ancora piacevoli ed emozionanti le parole lette dal suo testo che nella circostanza degli auguri di fine anno, sanno di dolce – amaro nel fare emergere il retrogusto di un commiato che tocca anche i sentimenti. “Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione” ha detto il Presidente Mattarella “Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente”. Queste sono state le parole di inizio discorso al Paese, parole di speranza e fiducia nei giovani che ha spronato a non desistere mai, ma continuare a credere nei sogni e negli obiettivi da raggiungere per il bene proprio e del nostro Paese. E poi anche nei vaccini ha dato il suo pensiero, dicendo che in questo momento sono un bene che la scienza ha messo a disposizione dell’umanità e non possiamo sprecarlo, soprattutto alla luce del nostro sguardo verso i Paesi più poveri che vivono l’ingiustizia della disuguaglianza. E intanto nel nostro Paese si ripresenta con notevole incertezza il pensiero di chi sarà in grado di continuare con la stessa rettitudine un ruolo istituzionale così importante. Si parla con insistenza di Draghi al Quirinale ma, pur essendo davvero l’unica persona a rappresentarci nel mondo in maniera degna, pensiamo che con la sua candidatura si sprechi il grande lavoro svolto sin qui in un Governo capace di essere finalmente tra i primi a essere ascoltati dall’Unione Europea. E allora, non potendo clonare ciascuna di queste due altissime figure della politica italiana, non ci resta che assistere al continuo, sterile, quanto insopportabile proseguire dei toto nomi sbandierati dai partiti. In realtà abbiamo usato il plurale maiestatis anche se, in verità, è soltanto la destra italiana che spinge a chiari lettere il nome di Silvio Berlusconi. Tutto come previsto, tutto com’era stato disegnato nei giochi di partito. Ma che può essere mai un’Italia che esce da un settennato di Repubblica di così alto spessore istituzionale, al confronto di un declassamento di figura che fin da adesso stride a ciò che è stato? Noi ci auguriamo che questo non succeda, anche perché riteniamo che i tempi possano essere maturi per una figura femminile cui dare fiducia per preparazione politica, serietà e garantismo. Pensiamo ad esempio ad Anna Finocchiaro, a Marta Cartabia, Alberti Casellati, Rosy Bindi e altre che in qualche modo rispecchiano le figure politiche di rilievo. Certo, il nostro è un auspicio anche di maturità culturale in cui la politica dal punto di vista dei generi, non ha saputo ancora mostrare concretezza di ciò che si deduce soltanto teoricamente. Vedremo cosa accadrà. Il momento è cruciale per il futuro del nostro Paese che si trova in una tempesta di problemi senza precedenti. Una figura di alto spessore politico ed eticamente affidabile ci farebbe stare più tranquilli.

Salvino Cavallaro

 

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