L’integrazione, la scuola, il calcio, i sogni e la vita che fugge via in un attimo.

Si nasce, si studia, si gioca a calcio, si cresce e poi…..Scorre lento il destino della vita e a volte arriva proprio quando meno te l’aspetti, magari in un campo di calcio in cui 22 giovani 19enni rincorrono quel pallone che rappresenta il sogno di arrivare là dove la speranza è l’ultima cosa a morire. Quella di Adrien Sandjo è la storia di un ragazzo sfortunato. Arrivato appena bambino dal Camerun a Torino, Adrien perde il papà quando gioca tra le fila dell’Auxilium San Luigi, uno dei tanti oratori salesiani della città piemontese. Poi l’esordio nel campionato di Eccellenza nella squadra dell’Atletico Torino, per passare al Bacigalupo e poi ancora al Cit Turin. Adrien è forte fisicamente, abile di testa con spiccate caratteristiche di attaccante puro che ha il fiuto del gol. Tecnicamente non è ancora al massimo, tuttavia sa che soltanto lavorando sul pallone attraverso gli allenamenti, potrà migliorare uno stile tecnico che non è ancora da considerarsi ad alti livelli ma sa anche che l’esperienza darà prima o poi i frutti sperati.

La scuola, lo studio i compagni, il processo di integrazione sociale e quel pallone che diventa per lui una sfera magica in cui si racchiude il sogno di diventare calciatore vero per farne un lavoro da professionista. E’ l’ambizione di tanti giovani come lui che ci credono fino in fondo, anche se alla fine pochi potranno dire di essere riusciti ad abbracciare quella notorietà che è segno di un miglioramento economico da condividere con la propria famiglia che magari conduce un tenore di vita semplice, dove il pranzo con la cena non garantiscono mai di sfamarsi a sufficienza. E così Adrien Sandjo continua a rincorrere il sogno racchiuso in quel pallone che gli dà modo si segnare parecchi gol, doppiette su doppiette che cominciano a farlo conoscere, a metterlo in evidenza anche tra i media regionali che fanno un ottimo parlare di lui come un predestinato del calcio che sembra un vestito ritagliato perfettamente per il suo fisico. La partita, il gol, l’abbraccio dei compagni di squadra e quel gonfiare la rete avversaria, sembrano momenti fatti per lui che sogna, sogna sempre di più nel giocare, allenarsi con senso di sacrificio e senza mai il pensiero di risparmiarsi. Lui già sa che se vuoi arrivare nel calcio devi uscire dal campo stanco, sudato, sicuro di avere dato tutto e di più.

Così passa al Cit Turin del presidente Angelo Frau che gli affida le speranze da goleador della squadra dai colori rossoverdi. E lui, Adrien Sandjo, sa che non può deludere la fiducia conferita da una società di calcio che nell’hinterland torinese è tra le più ambite dai giovani calciatori dilettanti. Poi l’orgoglio della convocazione nella Rappresentativa Regionale si fa sempre più forte di emozione per Adrien che in un freddo mercoledì del 22 dicembre scorso, scende in campo per dimostrare ancora una volta di avere meritato quell’ambita convocazione. E qui c’è l’incontro con il destino, perché Adrien improvvisamente crolla a terra svenuto per un malore. I compagni e tutti gli addetti ai lavori si accorgono immediatamente della gravità del momento e cercano di rianimarlo con il massaggio cardiaco, mentre è stata chiamata in tutta fretta l’ambulanza. Momenti tragici, l’ambulanza corre verso l’ospedale, bisogna salvare la vita ad Adrien. Ma al pronto soccorso si decide immediatamente di portarlo in rianimazione perché il ragazzo entra in coma farmacologico. Ore terribili che sono legati alla vita con un filo sottile capace di spezzarsi da un momento all’altro. E così è, perché dopo poche ore dal ricovero d’urgenza in ospedale, i medici ne constatano la morte cerebrale. La mamma di Adrien acconsente all’espianto degli organi e il suo fegato è stato trapiantato immediatamente a un ammalato che attendeva chissà da quanto tempo per ritornare a vivere. Tutto in poche ore, tutto in un attimo si è consumato il dramma che ha spezzato sul nascere il sogno di un giovane calciatore di 18 anni che ha rincorso una sfera di cuoio che, nonostante tutto, non ha saputo fargli toccare il cielo con le dita. E’ la vita, è il destino che non si fa scrupoli e si nasconde dietro l’angolo con ferocia. Questa è la storia di Adrien Sandjo, il ragazzo che voleva diventare un grande calciatore.

Oggi si sono celebrati i funerali proprio in mezzo al campo, là dove Adrien ha corso, segnato tanti gol e gioito alla vita. Proprio lì, al Cit Turin, e con quei colori rossoverdi di cui ha saputo presto essere orgoglioso di vestire, di farne parte con spiccato senso di appartenenza. Sì, oggi anche il cielo di Torino era imbronciato, plumbeo, non splendeva il sole e nell’aria fredda e carica di umidità si avvertiva quella commozione mista a rabbia, per una morte così tragica che non doveva avvenire. C’è stata molta mestizia e qualche lacrima di commozione ha pure tradito la compostezza. Abbiamo visto molta partecipazione; tanti giovani, tante ragazze e bambine calciatrici, tutti a pregare Dio, tutti per dare ad Adrien l’ultimo saluto.

Commosso è apparso anche il presidente del Cit Turin Angelo Frau, il quale avvicinato dai nostri microfoni dichiara:“Oggi ho visto molta gente, c’è stata molta partecipazione di famiglie, ragazzi, ragazze, tesserati e volontari del Cit Turin. E poi tutte le istituzioni che hanno dimostrato molta vicinanza alla famiglia di Adrien. Questa esperienza mi fa riflettere molto nel continuare a camminare sempre con la cortesia, la gentilezza nel rispetto degli altri, senza mai perdere il proprio carattere. Credo che alla base di tutto ci debba essere la prudenza sui pericoli, sulla prevenzione e, soprattutto, raccomando sempre di fare i controlli sanitari, perché la genetica è una cosa seria. Per me, quello che è accaduto ad Adrien è un infortunio sul lavoro che ha tolto la vita a un figlio giovane che mancherà a tutti noi, ma, soprattutto, alla sua famiglia. La raccolta fondi a beneficio della famiglia di Adrien mi ha fatto scoprire la gente in un modo diverso. Ho sentito molto calore in tutto questo, molta sincera generosità anche per la fiducia data a tutti noi. E indipendentemente dalla somma devoluta, ho davvero riscontrato molta partecipazione nel desiderio di aiutare la famiglia. Grazie per tutto questo!“.

Salvino Cavallaro

 

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