E adesso signor sindaco non dimentichi le sue promesse fatte alla città, ai cittadini torinesi che l’hanno votata e anche a coloro i quali non hanno creduto in lei. E’ un fatto di etica personale e istituzionale che stavolta chiediamo con fermezza, sicuri che non saremo disillusi. Più che farne un discorso di partito o di appartenenza ideologica al centro sinistra, prima delle elezioni avevamo chiesto a Stefano Lo Russo un impegno particolare sul programma stilato per la città ma, soprattutto, di ricucire quel rapporto con i cittadini troppo spesso illusi e poi lasciati andare nel dimenticatoio. E ricordo che è stato proprio questo il focus delle nostre domande che chiedevano nuove idee per lo sviluppo economico di Torino rivisto soprattutto per i giovani, per il lavoro, per il coraggio di metterli in primo piano come speranza vera per il presente e il futuro del capoluogo piemontese. Sono stati questi sostanzialmente i temi affrontati nelle piazze, nei mercati, nelle strade, ai giardini, dove Lo Russo spesso si è seduto su una seggiola di fronte ad un’altra occupata per cinque minuti dai cittadini che lo volevano conoscere e ora aspettano che tante cose dette si realizzino per la collettività torinese e quindi anche per se stessi. Cinque minuti intensi in cui abbiamo visto il neo sindaco prendere nota dei nomi di chi ha avuto piacere di esporre i propri desideri, le idee, le speranze per una Torino da cambiare sotto l’aspetto urbanistico, economico e sociale. Chiamparino lo chiamava il “secchione”, un nomignolo che dava il senso dell’intelligenza di questo politico che a scuola passava i compiti ai compagni senza tuttavia farsi vanto. Professore di geologia al Politecnico di Torino, il nuovo sindaco di Torino è persona pacata, attento ad ascoltare piuttosto che parlare. Un atteggiamento non consono alla stragrande maggioranza dei politici, i quali tendono attraverso il linguaggio politichese di sviare i discorsi, di fare demagogia piuttosto che andare al sodo con serietà, con semplicità, senza orpelli ed eleganti nullità che sono amiche dell’effimero. Ed è sicuramente per questo motivo che la tanta astensione al voto ha fatto emergere tutti i “non ci credo più” dei giovani e anche dei pensionati costretti a mantenere figli e nipoti, i quali anche se trentenni o quarantenni aspettano ancora di sapere cosa fare da grandi. Ecco, questo è lo stato delle cose in cui la politica nazionale è stata complice, forse inconsapevole, di tante reazioni di massa che oggi inneggiano a uno stato di chiara fragilità sociale. Ognuno con i propri Comuni, ognuno con le proprie Regioni, ognuno con i propri problemi creati da un quotidiano sempre più difficile da vivere, la situazione è simile in un’Italia che dopo avere superato non del tutto la pandemia del Covid, oggi rivede la rinascita come speranza negli uomini, nella politica, nelle istituzioni. E dire che basta poco per fare pace, basta mettersi a servizio della comunità nella consapevolezza che tutto ciò che si fa egoisticamente per se stessi non è fare unione per costruire insieme un paese preparato ad affrontare un futuro migliore. E questa carenza di uomini veri, soprattutto in politica, ha fatto smarrire il senso del credo ideologico e sociale, diventato ormai cura del proprio orticello. Ecco, noi crediamo che il nuovo sindaco di Torino faccia le cose per bene per questa città. L’abbiamo letto nei suoi occhi, lo abbiamo percepito attraverso il suo ascolto, lo abbiamo apprezzato anche attraverso la sua postura rispettosa della persona che aveva di fronte. Per questo siamo speranzosi che pur senza avere la bacchetta magica, Stefano Lo Russo appartenga a quella categoria di persone serie incapaci di vendere fumo.
Salvino Cavallaro