Pubblichiamo il testo integrale – elaborato dal Dr. Valerio Veglio – Primario Emerito dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino – Specialista di Malattie Infettive e Tropicali – sul concetto esatto di “immunità di gregge”. Si ringrazia il Dr. Veglio per avere dato il suo contributo medico nella lotta alla disinformazione mediatica su un tema che si ripropone insistentemente, soprattutto in questa delicata fase vaccinale di Covid 19.
Dopo quasi un anno di disinformazione organizzata e gridata, mi è parso, questo della fase vaccinale per il Covid-19, il momento giusto per chiarire un’affermazione che corre di bocca in bocca, con l’autocompiacimento culturale(?) di chi la pronuncia, ma che non può essere lasciata all’interpretazione fantasiosa di lettori e telespettatori, con ricadute pratiche le più imprevedibili e disparate.
Che cos’è l’immunità di gregge?
Si sente dire con solenne convinzione che quando si raggiunge il 70% della popolazione vaccinata il virus non circola più e tutta la comunità è protetta.
E il restante 30%? Ognuno di loro si può nascondere all’ombra di un vaccinato o farsene scudo come di una mascherina o di un protettore facciale?
Evidentemente non è così. Sicuramente si diluisce il numero dei potenziali suscettibili all’infezione, ma gli anticorpi che si sviluppano nel vaccinato servono solo a lui e non difendono dal contagio nessun altro che non sia vaccinato o recentemente infettato (è ormai noto che la protezione da infezione naturale ha una durata relativamente breve, dell’ordine dei mesi).
E’ importante sapere che cos’è esattamente l’immunità di gregge, per non rimanere sorpresi da impreviste conseguenze sulla diffusione dell’infezione nei non vaccinati.
Si tratta di un effetto descritto alcuni decenni fa, applicabile alla sola vaccinazione antipoliomielitica per os con vaccino vivo attenuato (Sabin).
La somministrazione del vaccino poteva provocare un secondario (e, verosimilmente, anche successivi) passaggio di virus vaccinico, quindi, come detto, attenuato, che contaminava l’ambiente e reclutava, per contagio oro-fecale, altri soggetti nella protezione immunitaria, rendendoli pertanto vaccinati inconsapevoli.
Tale meccanismo, che innescava un classico ciclo virtuoso, non è applicabile a vaccini non vivi o, addirittura a frammenti di virus, iniettati per via intramuscolare (come per il vaccino antinfluenzale), che rende il vaccinato l’unica destinazione finale, e quindi non trasferibili ad altri possibili destinatari.
Tutto ciò va chiarito ed enfatizzato, a mio parere, per cancellare le false speranze di quei “tiepidi” no-vax (per quelli “duri” non c’è speranza), che si illudono di ottenere un inesistente effetto gregge senza sottoporsi alla somministrazione e per incentivare l’uso e la diffusione capillare di questa vaccinazione, che, per sconfiggere definitivamente il Covid-19, dovrà essere somministrata alla più grande maggioranza possibile di popolazione.