La Commissione Tecnica Specialistica dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, negli ultimi giorni di dicembre dello scorso anno ha espresso parere negativo nella procedura di autorizzazione di un impianto, presentato dalla A2A Energiefuture S.p.a., per il trattamento della Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano nella centrale di S. Filippo, dunque in un sito già esistente e dotato delle necessarie infrastrutture.
Il diniego, che attiene all’aspetto autorizzatorio dell’attività, e non alla preliminare VIA già esitata positivamente, desta molte perplessità, dato che nella Valle del Mela si sente forte l’esigenza di conversione delle attività industriali nel segno della sostenibilità degli impianti di produzione energetica, in un quadro complessivo di attenzione prioritaria al rispetto dell’ambiente e alle tematiche green.
Il parere negativo mette a rischio, tra l’altro, in un periodo di grave crisi come quello che viviamo, un piano di investimenti per un totale complessivo di circa 400 milioni di euro di fondi esclusivamente privati, ai quali sommare il valore dell’indotto, in un territorio che ha urgente bisogno della migliore progettualità per individuare e sostenere l’occupazione. Un progetto pronto per la realizzazione di un impianto ad elevata tecnologia, coerente con i fabbisogni rilevati dal Piano d’Ambito per la gestione dei rifiuti elaborato da S.R.R. Messina – Area Metropolitana, coerente anche con le linee previste dal Next Generation Plan, della transizione ecologica e dell’economia circolare.
L’obbiettivo è la realizzazione di un impianto che, attraverso il trattamento della frazione organica derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti, produca gas naturale (biometano), compost certificato utilizzato come fertilizzante in agricoltura e nel settore della florovivaistica, biometano derivante dal trattamento di raffinazione del biogas ottenuto da fonte rinnovabile e utilizzabile per veicoli a motore o per i comuni utilizzi domestici (riscaldamento, acqua calda sanitaria e cucina).
La motivazione del negativo parere è che quel progetto, quello specifico impianto, non è previsto nel Piano d’Ambito redatto da S.R.R. Messina – Area Metropolitana di Messina. Detto Piano d’Ambito prevede la realizzazione pubblica di due impianti nel territorio provinciale: a Mili (pianificato per fanghi di depurazione) e a Monforte San Giorgio. Per entrambi si è ancora nella fase di avvio della progettazione: avvio della progettazione definitiva, per l’impianto di Mili, e studio di fattibilità per l’impianto di Monforte. Per entrambi è stata formalizzata l’esigenza di individuare o integrare le risorse finanziarie disponibili. La logica conseguenza di tali prospettive è la necessità di affrontare ancora per un lungo periodo la tradizionale soluzione del conferimento in discarica, piuttosto che l’attivazione di processi virtuosi per la soluzione di problemi decennali legati alla mancanza di una efficace programmazione.
Non è più sostenibile un sistema della produzione lineare, che parte dalla materia e arriva al rifiuto, e urge l’attivazione di modelli e tecnologie verso l’economia circolare, un sistema a circuito chiuso in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente. Lo smaltimento dei rifiuti in discarica non è più ammissibile nell’ottica della sostenibilità ambientale e la Sicilia non ha una dotazione di impianti utile al riciclo dei rifiuti prodotti.
A seguito di questa sintetica analisi, Sicindustria Messina e CGIL, CISL e UIL Messina formulano alcune prime considerazioni:
- che dal punto di vista degli interessi legittimi, la circostanza che in fase di programmazione, come declinata dal Piano d’ambito, sia stata prevista la realizzazione su iniziativa pubblica di impianti per il trattamento delle FORSU (sostanzialmente i rifiuti urbani) non può in alcun modo precludere l’autorizzazione di un impianto privato, che svolge attività sul libero mercato e, come tale, può esercitare il suo business anche acquistando sul mercato il materiale da trattare. La programmazione, infatti, ha lo scopo di accertare e prevedere le esigenze e le relative soluzioni, ma non può costituire un limite ai procedimenti autorizzativi di impianti privati per il trattamento degli stessi. Ciò rafforzato dal fatto che né il Piano Regionale dei Rifiuti né le Autorità d’Ambito possono prescrivere la vincolante identificazione degli impianti da utilizzare o da realizzare, né tantomeno devono affidare alla sola mano pubblica la possibilità di intervento in questo campo;
- che ancora a novembre 2020 la S.R.R. Messina – Area Metropolitana ha pubblicato un “Avviso pubblico esplorativo” propedeutico all’esperimento di una gara per il trasporto e conferimento dei rifiuti indifferenziati di sua competenza, presso impianti ubicati fuori dalla Regione Siciliana. Dunque si evidenzia come, pur in una fase che necessita di forte discontinuità nei comportamenti e innovazione nei processi, si continuerà a operare in senso emergenziale, come negli ultimi vent’anni, continuando a conferire i rifiuti in discarica o a trasferirli a centinaia di chilometri di distanza con spreco di risorse e con scarsa attenzione alla tematica ambientale.
E’ da chiedersi, dunque, quali siano i vantaggi per la collettività di un atteggiamento del governo regionale asimmetrico fra l’investimento pubblico e quello privato.
E se mettiamo in fase questo grave episodio con la più generale situazione del polo industriale di Milazzo – una delle pochissime realtà manifatturiere del nostro territorio – tenuta sotto scacco dal Piano della qualità dell’aria della Regione siciliana, che mette in serio pericolo la tenuta complessiva del comparto industriale, si evidenzia la pervicace volontà di penalizzare le attività private in nome di una riconversione in senso green declinata in maniera assolutamente generica, lacunosa sul piano delle valutazioni di efficacia e secondo una progettualità che non fornisce realistiche prospettive, con il solo obbiettivo di favorire l’impresa pubblica finanziata dalla collettività.
Peraltro, il progetto di A2A di un impianto rispondente ai canoni dell’economia circolare, green sostenibile, consente di dare stabilità e prospettive al bacino occupazionale del territorio.
In conclusione, Sicindustria Messina e le Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL riscontrano la necessità di una seria interlocuzione con l’Assessorato competente e con la S.R.R. per chiarire e individuare obbiettivi e percorsi per l’attivazione di pratiche realmente utili a un programma di sviluppo del territorio che si coniughi con il benessere della collettività, all’interno di regole chiare e nel rispetto delle attività imprenditoriali presenti sul territorio.