“Impiccate Silvia Romano”, questo è uno dei tanti post choc che in questi giorni invadono il web e i vari social. Mi indigna pensare con quale spudoratezza e cattiveria umana senza confini, si mettano in atto certe bassezze che identificano l’abisso vorticoso di ignoranza sul quale è precipitato il senso culturale e politico del nostro Paese. Presi come siamo da moltitudini pensieri che riguardano la nostra vita, la salute dei nostri affetti più cari in un futuro che vediamo carico di tenebre sociali, economiche e di confusione sanitaria dovuta a politiche di Regioni che si sfilacciano in egoistici modus operandi, dimenticando il senso di unione, che adesso vengono fuori persino gli aberranti e meschini pensieri che fanno dell’uomo un essere minimalista. Messaggi di odio e offese volgari si sono moltiplicati su Silvia Romano, la giovane cooperante italiana liberata in Somalia dopo 18 mesi di prigionia. Ma la cosa che fa pensare in maniera angosciante è che l’uomo non è nuovo a messaggi di odio contro i politici e i vari rappresentanti delle Istituzioni. C’è una netta mancanza di modi garbati nel sostenere le proprie convinzioni politiche e culturali senza offendere, anzi senza massacrare coloro i quali non la pensano come te. Si parli di concetti pretestuosi di chi strumentalizza sistematicamente la politica e i suoi interpreti al Potere, oppure prenda a caso qualsiasi altra situazione per fare demagogia, per fare propaganda politica di un convincimento elettorale che sa tanto di forzatura verso chi il cervello non ce l’ha. Ma la vicenda di Silvia Romano ha toccato davvero l’apice dell’odio tra opposizione e maggioranza politica. E’ stata presa a pretesto una situazione che ha davvero messo in atto tutta l’ignoranza dell’umano sentire dei sentimenti, della paura, delle ansie, della gioia e dell’amore di una famiglia nei confronti di una figlia ritrovata e tornata alla vita. Sentimenti privati che avrebbero dovuto essere legittimi nel loro modo d’intendersi, ma che invece sono stati calpestati dal muro di cameraman, giornalisti, curiosi, carabinieri e poliziotti che si sono accalcati sotto casa di Silvia Romano, in barba al tanto raccomandato distanziamento anti contagio da virus covid 19. E non voglio prendere in considerazione neanche la pochezza di chi rimprovera a Silvia il suo essersi chiamata Aisha per la sua presunta conversione all’Islam, come non tollero l’ignoranza di chi vede in lei un’ipotetica terrorista che copre il capo e veste l’abito somalo, dopo essere stata salvata attraverso il riscatto pagato con i nostri soldi. Minacce e accuse senza senso, costruite sulla base del nulla per portare avanti banali concetti socio – politici di inopinata illogicità. Tutto ciò evidenzia il macroscopico vortice di bassi pensieri culturali e politici, nel quale stiamo sprofondando senza neanche l’ausilio del paracadute. E allora mi chiedo chi ci potrà mai salvare da questa deriva di disumanizzazione che si accresce con il passare del tempo? Sembra quasi che la persona sia abbruttita a tal punto di esprimere ferocia gratuita contro tutti e tutto, senza se e senza ma. E allora si lasci stare di “arrampicarsi sui vetri”, quando si fa riferimento in maniera pretestuosa alla voglia di apparire del Primo Ministro e del Ministro degli Esteri, che per doveri Istituzionali hanno accolto all’aeroporto Silvia Romano. Non si vadano a cercare scuse inutili. E se proprio si deve, si cerchino altri argomenti che non inducano a pensare alla grettezza mentale di chi approfitta di svariati momenti sociali per denigrare chi viene a tiro. Silvia Romano non c’entra nulla. Lasciamola vivere in pace con le sue scelte di vita sociale e religiosa, con i suoi affetti più cari, con il desiderio di vivere un mondo liberale, democratico e rispettoso della dignità umana. Chi siamo noi per poterglielo negare?
Salvino Cavallaro