Mai desistere! Così sembra dire il mondo della cultura che si contrappone vigorosamente alla forza virulenta di una pandemia che in poco tempo ha rivoluzionato il nostro vivere. Come tutti gli anni il Salone del Libro di Torino avrebbe dovuto aprire il suo accesso al pubblico dal 14 al 18 maggio. Ma l’evento culturale in questo particolare anno in cui il timore di contagiarsi si unisce al rispetto degli obblighi emanati dai vari decreti ministeriali, è stato spostato in autunno. Tuttavia, proprio per non mancare a un appuntamento così importante, la grande manifestazione culturale di Torino ha deciso di traslocare dal Lingotto Fiere alla Rete. Un beneficio culturale che sbarca sul pianeta digitale dal 14 al 17 maggio, per non fare sentire la sua mancanza ai numerosi affezionati del libro che tutti gli anni affollano i vari padiglioni, per sentire le vibranti emozioni della letteratura. E non è un caso che il titolo di quest’anno – “Altre forme di vita” – previsto prima dell’arrivo del Covid 19, ben si allinei al cambiamento epocale di atteggiamenti e modus vivendi e operandi, che pochi mesi prima non avevamo messo in conto. Quasi fosse premonitore di un qualcosa che avrebbe rivoluzionato il sistema dell’umano sentire le proprie abitudini che scorrevano in maniera quasi scontata e, comunque, mai lontana dal pensiero che potessero venire a mancare. E invece è successo! Ed è accaduto quello che sta cambiando noi stessi, sempre così legati a consuetudini e appuntamenti di ripetitiva piacevolezza. Ma la cultura no, quella non può essere cambiata, e finché c’è vita nulla potrà modificarne l’intensità del suo respiro letterario.
Così, l’ampia adesione virtuale di autori come Javier Cercas, Alessandro Baricco, Jared Diamond, Zerocalcare, Roberto Saviano e Paolo Rumiz hanno fatto sì che si organizzasse un Salone del Libro digitale, il quale per la prima volta nella sua trentaduesima storia di sempre, si confronta con il passato. Troppo repentino il cambiamento che ci ha messo di fronte a scelte forzate, tuttavia, sappiamo che “Bisogna fare di necessità virtù” nella consapevolezza che la cultura debba continuare a rifiorire in noi in tutte le sue forme, anche ammodernate da tecnologie che non modifichino la sua essenza. Dunque, non possiamo definirlo un ripiego ma una ripartenza sulle varie piattaforme del Salone del Libro che si identifica sui social, quali Facebook, Instagram, e Twitter. Così dice il Direttore del Salone Nicola Lagioia: “Abbiamo avuto un sogno: capire cosa sta accadendo e che futuro avremo. Questo Salone lo dedicheremo alle vittime del virus, ai loro parenti, ai medici e ai paramedici protagonisti in questi mesi dolorosi”. Già, il direttore parla di un sogno che, grazie all’organizzazione culturale del Salone del Libro ha preso subito forma, pur rispettando gli antichi valori che saranno sempre vivi nel raccogliere in live gli affascinanti momenti legati all’approfondimento culturale di libri, scienza, musica, storia, cinema, teatro e di tutto ciò che si identifica come arte e cultura. E Torino, città Sabauda che in silenzio sta soffrendo come altre città d’Italia la sofferenza economica e il dolore del pianto per i suoi morti, dà segnali di orgoglio, di risveglio, di volere a tutti i costi rialzarsi all’insegna della speranza. E’ la città della Mole, è il luogo della cultura che racconta la storia di quella che fu la prima capitale d’Italia, ma che è sempre pronta e aperta alle innovazioni, senza perdere mai di vista quelle sue radici profonde che sono l’emblema dell’arte. Una Torino che pur presentandosi con il suo classico vestito romantico di conservatorismo culturale, è già pronta per il dopo Covid 19. E la conferma arriva proprio da questa nuova iniziativa multimediale del Salone del Libro, il quale porterà nelle nostre case ciò che eravamo soliti condividere attraverso appuntamenti di aggregazione culturale. Tutto ciò, nella speranza fondata che in autunno potremo incontrarci al Lingotto Fiere, pur nel rispetto delle regole anti contagio.
Salvino Cavallaro