Ci sono storie che mi piace narrare per la peculiarità nell’intendere la vita come passione di fare delle cose che poi diventano professione. In qualsiasi mestiere c’è sempre l’uomo che sta al centro di ogni cosa e, come tale, si evince il senso della sua operosità che viene spinta da quel sacro fuoco che ti dà modo di tracciare strade di vita che mai avresti pensato di percorrere. La storia di Massimo Matacchione, chef di grande livello e tanta esperienza, mi ha fatto pensare come attraverso la voglia e l’umiltà nel partire dalla semplice passione e dall’indirizzo scolastico scelto per convinzione e consapevolezza, si possa arrivare là dove altri che hanno minore passione non sono riusciti a fare. Partito da Torino dopo essersi diplomato all’Istituto Professionale Alberghiero, Massimo Matacchione comincia a lavorare in un albergo di Claviere, dove mette in pratica ciò che aveva studiato con vera passione. Poi, acquisita una certa sicurezza e autostima nell’ambito dell’arte culinaria, decide di viaggiare per il mondo carpendo certe peculiarità di mestiere da noti chef di fama mondiale. Ammirevole questo modo d’intendere la professionalità, che s’infiltra nell’animo di un ragazzo maturato e diventato presto uomo attraverso l’esigenza di fare sacrifici per migliorarsi, spinto al contempo dalla grande voglia di imparare e di arrivare al successo. Quel successo che è giunto dopo tanti anni di fattivo impegno che lo ha fatto conoscere da numerosi vip dello spettacolo, delle istituzioni italiane, dello sport, della cultura e dell’arte in genere, i quali hanno apprezzato di Massimo i gustosi piatti presentati con l’arte di chi dimostra impegno, passione e desiderio di gratificazioni. Oggi gestisce “La Locanda dello Sportivo” presso la Polisportiva Garino in un ambiente sano, ben curato e attrezzato a ospitare feste di compleanno, cene aziendali, piccoli catering e anche cene personalizzate. Non c’è che dire davvero, questo Massimo Matacchione chef predestinato, è l’esempio per tanti giovani di oggi che non trovano lavoro in questa nostra Italia dalle eterne carenze occupazionali. Tirarsi su le maniche e seguire la propria passione è il segreto per arrivare. La storia di Massimo Matacchione partito dal nulla, ce lo insegna.
Massimo, come nasce la tua passione per la cucina?
“Nasce nel 1976 come prima stagione in un ristorante di Claviere, dopo avere acquisito il diploma presso la vecchia scuola alberghiera di Corso Principe Oddone a Torino.”
Quando e dove è iniziata la tua vera carriera di chef?
“Dopo quella mia prima esperienza a Claviere, sono stato a Parigi, Londra, Ibiza, Formentera, Maracaibo e poi anche in Svizzera e in Germania.”
Perché hai voluto girare così tanto il mondo?
“Sono stato spinto dalla passione per il mio lavoro che adoro profondamente, e anche dalla voglia di imparare i segreti dei grandi chef mondiali, confrontandomi e ampliando le mie conoscenze in campo dell’arte culinaria. Sai come si dice, “l’appetito vien mangiando” e io di fame di mestiere ne ho ancora oggi, figurati quando ho cominciato tanti anni fa. “
Quindi sei stato spinto dalla passione e anche dal desiderio di imparare presto il mestiere con qualità, per raggiungere alti livelli professionali.
“Sì, è stato sempre il mio desiderio, quello d’intendere questo lavoro in maniera raffinata, ricercata e mai in modo dozzinale. Per questo ho lavorato in tante città e posti diversi, proprio per essere al contatto con culture e modi di interpretare quest’arte in maniera diversa dalla nostra. Se pensi che in Spagna, in Francia e in altri Paesi ci sono i migliori chef, allora puoi capire come io sia stato incuriosito a imparare i segreti. Oggi posso dire di avere acquisito un curriculum di esperienze davvero importanti.”
E’ vero che hai cucinato per molti Vip?
“Sì, è vero. Ho cucinato per Laura Blivet che faceva i tessuti pregiati per Valentino, per Matteo Cambi, l’imprenditore italiano fondatore del marchio di abbigliamento Guru, per Michelle Hunziker, per Kylie Minogue, cantante, compositrice, stilista e produttrice discografica australiana. Poi ho fatto da mangiare anche a Briatore, al Presidente della Repubblica Scalfaro e tanti altri.”
Immagino che con un numero così elevato di Vip ti sarai sbizzarrito e avrai dato il meglio della tua professionalità. Quali sono stati i tuoi piatti maggiormente graditi e a chi in particolare?
“Stando in Spagna ho imparato a fare una buona Paella, della Sangria e tanto altro che d’estate è molto ricercato da questi Vip, i quali spesso vogliono mangiare qualcosa di diverso della cucina italiana.
Per esempio, cos’hai cucinato a Briatore e alla Hunziker?
“Ricordo che a Briatore e Fisichella ho preparato del pesce cucinato in un modo particolare. Alla Hunziker, invece, in un ristorante di Formentera ho preparato della soia, perché lei è molto attenta alla linea.”
Dunque, hai ormai un bagaglio di esperienze notevoli.
“Sì, ho lavorato tanto come personal chef sempre con estrema passione, ed ho continuato in tanti alberghi e ristoranti di grande nome.”
E adesso ti trovi all’interno della Polisportiva Garino a gestire “La Locanda dello Sportivo”. Un ritorno a casa che fa pensare a un tipo di lavoro più tranquillo.
“Con tutto il rispetto verso il luogo in cui lavoro, molti dei miei clienti non pensano che io abbia un curriculum di esperienze così ampio, visto che in un centro sportivo è difficile trovare uno chef che faccia un tipo di cucina di questo livello.”
Ti senti declassato?
“No, assolutamente. La mia è stata una scelta, perché mi sono sentito di ritornare a fare quello che si faceva nelle vecchie osterie o locande. Cose semplici, povere con desiderio di valorizzarle.”
Massimo, se non avessi fatto il cuoco, quale altro lavoro avresti potuto fare nella vita?
“Il cuoco. Per me non c’è altro che quello che faccio e ho fatto nella vita per tanti anni con grande passione.”
Salvino Cavallaro