Loquace, spigliata, dotata di un’intelligenza viva e molto spiccata, Chiara Papanicolaou ha origini elleniche. Dice di sognare di notte il mare di Rodi, la città che adora e in cui va d’estate almeno una volta ogni due anni. Intervistandola ho colto in lei il tratto di una persona dalle idee molto chiare, suffragate da un carattere forte, molto deciso e quindi non incline alla rinuncia nel tentare nuovi percorsi professionali che stuzzicano la sua curiosità, la sua voglia di conoscere ed essere inclusiva. Ama il suo lavoro, ama la radio, ama il contatto diretto con i radioascoltatori che nel tempo hanno imparato ad ascoltarla con quel piacevole gusto della persona che infonde simpatia. Lei è la voce che senti vicino, anche se non l’hai mai incontrata personalmente. E proprio questo suo avventurarsi anche in quelle radio come RBN che si occupa prevalentemente di calcio e di tifo bianconero, realtà a lei sconosciute fino a poco tempo fa, rende l’idea di una Chiara Papanicolaou professionista del microfono radiofonico che non si ferma mai davanti a nulla. La sua simpatia, poi, fa tutto il resto. Chiara è molto legata a Torino e a quel quartiere Mirafiori in cui ritrova i suoi amici intimi ai quali è molto legata. Ascoltiamola, dunque, in questa lunga ed esaustiva intervista.
Chiara, tu sei nata a Torino da mamma greca e padre italiano. Dal punto di vista del carattere ti rivedi più simile a mamma o a papà?
“Dal punto di vista del carattere mi rivedo più in papà. Mia madre invece è una persona molto più tranquilla, quieta, temperante.”
In te emergono le radici della cultura greca e della sua bellissima terra?
“Rodi e la Grecia fanno assolutamente parte di me. Ho imparato a parlare in greco contemporaneamente all’italiano. I miei nonni e gli zii vivevano a Torino, così sono cresciuta parlando in casa con loro. E poi Rodi, la città che adoro, in cui ho tutti i parenti da parte di mia madre. Lì vado almeno una volta ogni due anni, a godere di quel mare stupendo. Come vedi, con la Grecia ho un legame molto forte pur con tutti i pregi e difetti che si porta dietro il popolo greco.”
La radio, la tua vita. Come nasce questa passione?
“Per caso. All’inizio della mia carriera mi sono definita uno speaker inconsapevole perché arrivavo da un altro percorso. Ho studiato teatro, mi sono trasferita a Roma quando avevo 22 anni alla ricerca di soddisfazioni dal punto di vista della recitazione televisiva e cinematografica. Poi le cose non sono andate come mi ero immaginata, pur avendo continuato a studiare e lavorare in ambito teatrale. Intanto in maniera del tutto casuale è arrivata la possibilità di fare un provino per una piccola radio di Roma. Così, spinta dalla curiosità e immaginandomi già di prendere confidenza con lo studio, il microfono e le cuffie, sono entrata a parlare in diretta dopo che mi erano state spiegate velocemente alcuni passaggi chiave. Mi sono buttata senza pensarci due volte e quando ho saputo che questo provino era piaciuto, praticamente mi è stato detto di continuare in quella radio che si chiama Antenna1. Terminata questa breve esperienza, mi sono resa conto che la cosa mi piaceva davvero; sì, ci stavo prendendo gusto e intendevo andare avanti nel lavoro di speaker radiofonico. Ho proseguito poi con altri programmi in varie radio locali di Roma, andando avanti in un percorso molto veloce. Pensa che a un solo anno dall’inizio, sono arrivata a quella che allora era Radio Dimensione2 soft, che faceva parte del gruppo RDS e quindi Montefusco. Da lì ho proseguito ancora con Radio Montecarlo. Insomma, una passione, quella dello speaker radiofonico, che ho scoperto mettendola in pratica, che non avevo cercato e che poi mi sono ritrovata a fare con entusiasmo, rendendomi conto che era poi quello che volevo. E oggi posso dirti che se non avessi la radio, non saprei più cosa fare.”
Ma è vero che essere speaker radiofonico impone una certa predisposizione alle relazioni e al desiderio di comunicare?
“Sì, è normale avere certe doti comunicative. Non conosco nessun collega che a microfoni spenti sia una persona schiva e poco propensa al dialogo. La riservatezza personale va oltre il proprio lavoro, inteso come capacità di comunicazione e dialogo. Tu pensa che io sono una persona riservata che non vuole mettere in piazza la propria vita privata. Tuttavia, quando si tratta di parlare, di comunicare in radio con gli ascoltatori, è un lavoro che mi piace molto.”
Che cosa ricordi della tua esperienza fatta a Radio Montecarlo?
“Essere pendolare, con la stanchezza di fare tutti i giorni Torino – Milano e viceversa. Tuttavia, posso dire che è stata un’esperienza che ha consolidato la capacità di fare il mio mestiere. Finché ero in RDS mi sono sentita allevata, cresciuta da Montefusco, il quale prima mi ha preso nella realtà più piccola e poi c’è stato tutto un procedimento di affiancamento e anche di apprendimento del mestiere, per poter trasmettere su network assieme ad Anna Pettinelli. Era tutto un lavoro di preparazione, didattico. Andare poi a Radio Montecarlo è stato come mettersi alla prova, un po’ come chiedersi se fossi già matura per affrontare una carriera da professionista capace e affermata. E così è stato, perché poi di fatto mi vollero fortemente e senza alcun problema.”
Questo tuo percorso professionale è l’emblema di un carattere coriaceo, deciso, che in qualche modo ti ha aiutato a realizzare ciò che volevi.
“Sì, come ti dicevo pocanzi, ho cominciato dieci anni fa quasi in sordina, per curiosità, e poi, quando ho capito realmente quanto mi gratificasse questo lavoro, ho proseguito con decisione in un percorso che mi ha portato fino qui. Naturalmente, nella maniera più assoluta non mi sento arrivata. Anzi, ti dirò che non mi ci sentirò neanche fra 10 o 20 anni, a prescindere dalla radio in cui trasmetterò. Non ho la presunzione di essere la più brava, penso che ci siano sempre delle cose nuove da imparare e cerco il confronto produttivo. Mi ritengo una professionista che si mette sempre alla prova.”
Da circa un anno sei speaker di Radio Bianconera, dove intrattieni il programma “Cose di calcio” assieme al direttore Antonio Paolino. Come ti sei inserita nell’intendere di un calcio e di un tifo bianconero che non conoscevi?
“Esatto, non conoscevo per niente. Ma è l’inconsapevolezza, il dato che mi porto dietro da sempre, e cioè il gusto e la piacevolezza di maturare nuove esperienze. Ti confesso che Radio Bianconera è una situazione lavorativa nella quale sono arrivata dopo una momentanea inattività, perché avevo chiuso la mia collaborazione con Radio Montecarlo e stavo cercando una nuova collocazione presso un’altra radio. Non ho mai saputo di calcio e se mi avessero proposto di andare a Radio Bianconera a trasmettere mentre ero in onda su Radio Montecarlo o comunque anche un’altra radio, sono sicura che non ci sarei andata, in quanto di calcio non ne so nulla. Ho dovuto fare di necessità virtù, iniziando una nuova esperienza e pensando che comunque il nuovo mezzo di comunicazione si chiamava “RADIO.”
Il direttore di RBN ha detto che all’inizio fungevi da sua spalla e poi sei diventata una perfetta collaboratrice.
“Non sapendo nulla di calcio, all’inizio mi sono presentata con una certa umiltà e non mi esponevo più di tanto. Poi, grazie ad Antonio Paolino che mi ha aiutato ad assimilare le dinamiche dell’argomento calcio che si sviluppano all’interno del programma, mi sono sentita più sicura. Devi sapere che Antonio è per me un punto di riferimento e gli chiedo continuamente spiegazioni di qualunque tipo che si riferiscono a cose tecniche che riguardano il calcio.”
Da agosto dello scorso anno hai anche fatto un’esperienza lavorativa di poco tempo nell’ambito di Radio2. L’ennesima esperienza che è servita ad accrescere il tuo bagaglio professionale.
“Sì, ho condotto un programma su Radio2 tra agosto e l’inizio di settembre. E’ stata una piccola parentesi, emozionante nel confrontarsi in quella che è la Radio di Stato, alla quale tutti siamo legati prima di qualunque altra realtà. Sono tornata alle origini, poiché c’era un intrattenimento leggero come facevo a RDS e Radio Montecarlo, disponendo però di tempi più rilassati, perché Radio2 ti dà più la possibilità di entrare nel merito dell’argomento senza fretta. Speriamo di potere ripetere presto tale bellissima esperienza.”
Chiara, tu sei stata ballerina e nuotatrice a livello amatoriale. Federica Pellegrini e Tania Cagnotto sono i tuoi idoli. E’ vero che quando le vedi gareggiare ti emozioni particolarmente?
“Mi sono appassionata al nuoto tardivamente, nel senso che ci sono arrivata intorno ai 25 anni. I mondiali di nuoto del 2009 sono stati la molla definitiva che mi hanno indirizzato verso la passione per questo sport. Che dirti, a me sembra quasi logico essere arrivata ad appassionarmi a questo sport proprio perché amo il mare e adoro nuotare. Federica Pellegrini e Tania Cagnotto sono per me il riscatto di un’Italia che spesso è brutta, loro sono un orgoglio perché sono riuscite a fare ciò che altre non hanno fatto. Per quanto riguarda il mio ricordo di ballerina, invece, anche se non posso definirmi tale, posso dirti che ho ballato per tantissimi anni, cominciando da bambina con la danza classica per poi approcciarmi con la danza moderna. Ho continuato in seguito con l’I Pop perché avevo trovato il mio equilibrio perfetto di espressione corporea. Sì, è un’arte (ma per me è soprattutto uno sport) che ho praticato da quando avevo 5 anni, fino ad arrivare ai 23.”
Dunque, la vena artistica è proprio insita nel tuo DNA.
“Tutto ciò che è artistico come la danza, la recitazione, il canto e quant’altro, sono dentro di me e mi appartengono come passioni vere.”
Prendersi in giro, scherzare, essere ironici e magari spensierati durante la diretta radio, è vero che aiuta a migliorare il livello d’ascolto?
“E’ mestiere. Ognuno deve sapere fare il proprio. C’è chi è più simpatico, chi più serioso, chi più ironico. Personalmente ritengo che quando si presenta la possibilità, anche a me piace dare un taglio brillante alla trasmissione, senza tuttavia diventare stupidi. Fare lo speaker vuol dire anche questo. E’ chiaro che se ti capita di vivere un dramma personale allora non vai in onda, però a microfoni accesi nell’ordinario quotidiano lavorativo, non si può avere quel tono di voce triste. Essere dinamici è essenziale.”
Chiara, come riesci a conciliare il lavoro con la tua vita privata?
“Mi ritaglio una parte di giornata a fare quello che si chiama lavoro di redazione che è prettamente inerente al tipo di diretta che faccio. Per cui se sono in onda su RDS, Radio Montecarlo o Radio2, chiaramente dovrò fare una lettura un po’ più approfondita di quelle che sono tutte le notizie a 360 gradi. Oggi come oggi, in Radio Bianconera arrivo in redazione un’ora prima dell’inizio della diretta per consultare tutti i giornali sportivi, i siti web e quant’altro, preparandomi al lavoro che poi dovrò fare. Tutto rientra nell’organizzazione del proprio lavoro. Fare lo speaker radiofonico è anche questo.”
Per finire Chiara, c’è una domanda che avresti voluto ti facessi e non ti ho fatto?
“No, assolutamente. Anzi, non mi aspettavo che me ne facessi così tante.”
Salvino Cavallaro