SULLA PROPOSTA RIFORMA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

di Luigi Celebre

In occasione della approvazione in quarta lettura,della modifica costituzionale per la riduzione dei parlamentari, dalla stampa è stata data per certa una ulteriore modifica e cioè quella dello allineamento dell’elettorato attivo e passivo di Camera e senato con le stesse soglie di età.

Prima di entrare nel merito della proposta che pare sia stata approvata in prima lettura alla Camera dalla precedente maggioranza parlamentare quasi certamente è bene ricordare le norme costituzionali con le quali venne istituito il Parlamento italiano e la  differenza fra i due rami per evitare una duplicazione ,”bis in idem”.

Mentre per la Camera dei deputati venne fissata in cinque anni la durata della legislatura per il Senato venne fissata in sei anni.

Per la Camera è stato previsto il suffragio universale e diretto per cui avviene l’utilizzazione dei resti nel Collegio Nazionale, mentre per il Senato è stata prevista la elezione a base regionale.

Altra differenza è quella dell’età degli elettori: maggiore età per la Camera, 25 anni per il Senato .

E il requisito per l’elezione: 25 anni per la Camera e 40 per il Senato.

La differente età dell’elettorato e la ripartizione dei seggi in sede regionale hanno, in occasione di tutte le elezioni,determinato diverse percentuali delle rappresentanze dei partiti rispetto all’altro ramo del parlamento nonché una maggiore, e forse più efficace,rappresentanza degli interessi regionali  che altrimenti avrebbero corso il rischio  di rimanere dimenticati da quelli più grandi.

La previsione lungimirante relativa ad una maggiore durata del Senato (6anni) non trovò applicazione perché nei primi anni della Repubblica il senato venne sciolto più volte per farne coincidere la rielezione con quella della Camera, e solo con la legge costituzionale del 9.2.1963  venne parificata la durata della legislatura a quella della Camera.

La differenza temporale avrebbe consentito consultazioni intermedie perché solo dopo 30 anni le due votazioni sarebbero coincise.

Non si fece luogo alle elezioni così come previste e si preferì sciogliere anzitempo il Senato  quasi certamente per più motivi non ultimo di ordine pubblico.

E’ bene ricordare che nel primo periodo repubblicano la “cittadella democratica” ,della quale facevano parte i partiti della democrazia cristiana, repubblicano,socialdemocratico e liberale era assediata a sinistra dal blocco social-comunista ed a destra dai nostalgici del ventennio e da due partiti monarchici.

Come se ciò non bastasse l’Europa era divisa in due zone di influenze divise dalla “Cortina di Ferro”.

Eliminare le differenze esistenti per la elezione di Camera e Senato rischia di creare un inutile doppione ed una emarginazione delle minoranze etniche,linguistiche e di pensiero.

Le ultime proposta di modifica della Costituzione non hanno portato fortuna ai loro proponenti (vedi referendum perso da Berlusconi e quello perso da Renzi).

Forse non porta fortuna modificare la Costituzione ?

O , vi è una naturale ed istintiva opposizione popolare ad ogni tipo di modifica che accresce il potere decisionale della “casta” ?

O deve interpretarsi come una sottolineatura per i problemi reali ed impellenti che preoccupano la popolazione (disoccupazione,sottoccupazione,criminalità,evasione fiscale,ecc.) ?

 

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