«Altro che “ripartiamo dal Sud”, lo slogan scelto dal governo nazionale per stimolare la ripresa economica del Paese. In Sicilia contiamo meno di 30 sportelli bancari ogni centomila abitanti contro i 60 della media nazionale. In pratica, già adesso un comune su tre non ha più la presenza di una banca nel proprio territorio e, come se non bastassero le conseguenze della fusione di Banca Nuova in Intesa Sanpaolo come chiusura di sportelli, in questi giorni riprende l’impoverimento della rete delle filiali bancarie nell’Isola, nell’assoluto silenzio della classe politica regionale e con il tacito assenso del governo nazionale e dei deputati e senatori appena eletti».
È l’amaro sfogo di Pippo Tomaselli, segretario del sindacato dei bancari Fabi, reduce dalla comunicazione formale del Banco Bpm, gruppo nato dalla fusione di Banco popolare e Banca popolare di Milano (nella foto, un’agenzia del vecchio Banco popolare siciliano), ricevuta ieri, della chiusura entro il prossimo 30 giugno di 312 filiali sull’intero territorio nazionale.
È un “assaggio” delle 600 soppressioni totali previste dal piano industriale del gruppo bancario entro la fine di quest’anno. Ancora i sindacati non conoscono la sorte riservata al personale addetto. «Le decisioni vengono prese direttamente dall’azienda senza un confronto preventivo con le organizzazioni dei lavoratori», denuncia il sindacalista.
In Sicilia, dove la banca attualmente conta 85 filiali, le chiusure programmate sono al momento 23 entro giugno, di cui 10 in provincia di Catania, 4 in provincia di Palermo, 4 in provincia di Messina, 2 in provincia di Trapani, 2 nel Siracusano e 1 in provincia di Caltanissetta. I dipendenti che vi lavorano attualmente sono circa 70.
In dettaglio, chiuderanno quattro filiali nella città di Catania (Ct1, Ct9, Ct6 e Ct370, cioè viale Africa, Via Etnea “al Borgo”, viale Vincenzo Giuffrida e corso Sicilia. A queste si aggiungeranno Sant’Agata li Battiati, Mascalucia, Trecastagni, S.Maria di Licodia, Aci Castello e Macchia di Giarre. «A Santa Maria di Licodia – osserva Pippo Tomaselli – dopo la chiusura di UniCredit, con quest’altra perdita i residenti non avranno più uno sportello bancario, con tutti i disagi che ciò comporterà per anziani, imprese, famiglie e pubbliche amministrazioni».
L’elenco prosegue con due filiali nella città di Palermo (Pa6 e Pa8), più Cerda e Villagrazia di Carini; poi due chiusure nella città di Messina (Me5 e Me3) più Barcellona Pozzo di Gotto e Letojanni; una agenzia soppressa nella città di Siracusa (non ancora comunicata, probabilmente – pensano i sindacati – potrebbe essere quella di Ortigia), più la filiale di Carlentini; e ancora, l’unica agenzia di Trapani più quella di Salemi e infine, in provincia di Caltanissetta, lo sportello di Santa Caterina Villarmosa.