Per chi ha a che fare con i tribunali è difficile percepire che qualcosa è cambiato e che si comincia a fare i conti con l’efficienza e con le buone pratiche. Il Report sullo stato della giustizia illustrato al Forum The European House Ambrosetti a Cernobbio offre tuttavia cifre e parametri che lasciano un varco all’ottimismo. Ci sono inequivocabili segnali positivi, a cominciare dalle pendenze: il numero delle cause nuove , che si attesta su 1,75 milioni, allinea l’Italia con gli altri paesi europei e addirittura regala al nostro Paese il riconoscimento di maggiore efficienza, alla pari di altre nazioni in prima linea in quanto al rapporto tra cause avviate e risolte.
Il percorso è lungo, e i miglioramenti non sono affatto veloci, anzi. E poi c’ il pesante arretrato da smaltire e che pesa sul groppone dei tribunale come una maledizione. Il numero delle cause pendenti è calato dai 5,9 milioni del 2009 ai 4,4 milioni del 2016. In 82 tribunali su 140 una causa su cinque giace in attesa di definizione da più di tre anni, la qualcosa vuol dire che ancora non si riesce a rispettare una legge dello Stato, la legge Pinto e si sfora provocando altro contenzioso.
Servono più di otto anni per ottenere un verdetto in Cassazione e 530 giorni per avere un giudizio civile in primo grado (stando ai dati al 2015). Nel 2012 erano necessari 590 giorni, un calo del 10%. Scontiamo il passato, la media europea è 237 giorni.
Il Report analizza anche i dati dei tribunali per cogliere alcuni parametri sulla loro efficienza. I tribunali del nord vantano in generale una maggiore efficienza. Grazie all’adozione “di modelli organizzativi e gestionali virtuosi che impatta sull’efficienza».
Un’occhiata alla Sicilia, riferita dal Corriere della Sera:“ ci sono contemporaneamente tribunali dove una causa su due ha più di tre anni (Barcellona Pozzo di Gotto e Caltagirone) e altri dove le cause ultra-triennali sono meno del 10% (Marsala, Trapani, Sciacca) o meno del 15% (Palermo, Termini Imerese, Caltanissetta). È per questo motivo che servirebbero, avverte il Corriere, l’introduzione di un «court manager» per la gestione degli uffici e l’adozione di criteri di performance, trattando in sostanza i tribunali come se fossero aziende che devono ottimizzare un prodotto: l’applicazione della legge.
Un dato per concludere: il report ritiene che a conti fatti riducendo i tempi di una causa civile di appena cinque giorni permetterebbe una crescita del pil pro-capite annuo dello 0,5%, pari a 135 euro per cittadino.