Ricorre il primo settembre il centosettantesimo anniversario della rivolta dei patrioti messinesi contro il regno borbonico,che il prof. Luigi Tomeucci nel suo libro : “Messina nel risorgimento”,
a chiusura del secondo capitolo nel quale ha narrato gli avvenimenti dopo avere illustrato e citato le carte processuali dell’epoca, in uno slancio lirico patriottico ha così definito la rivolta:
“”Tra piazza Duomo e le Quattro Fontane, nel rosso tramonto del 1° settembre 1847, ebbe principio l’unità italiana.””
Da Messina partì infatti la scintilla che dopo pochi mesi infiammò l’Europa.
Ed infatti per primo il 22 gennaio 1848 insorse Palermo.
Da poco tempo era stato eletto Papa Pio IX ed i circa duecento insorti inneggiarono alla libertà ,al Papa e all’Italia.
Fu una lezione di patriottismo in una città che era una roccaforte delle truppe borboniche che contavano nei forti e nella cittadella oltre quattromila soldati e trecento cannoni.
Gli insorti indossavano larghi camiciotti e portavano in testa cappelli a larghe tese con coccarda tricolore. Erano armati di sciabole,fucili, pugnali ed altri oggetti contundenti.
La rivolta venne domata e vennero catturati dalla polizia:
l’abate Giovanni Krimi, Giuseppe Sciva, Giuseppe Pulvirenti, Luigi Micali, Letterio Russo, Gaetano Grano,avv. Giovanni Fronte.
Gli imputati vennero giudicati da una “commissione militare” ed il 2 ottobre 1847 il giovane Giuseppe Sciva nel piano di Terranova venne ucciso dalla scarica del plotone di esecuzione.
I patrioti messinesi scrissero allora una pagina di storia che non deve e non può essere dimenticata sia perché costituisce la testimonianza dell’anelito di libertà che li animò,del legame di Messina alla Madre Patria e dei sacrifici e dei rischi affrontati per l’affermazione degli ideali che li animarono.
Luigi Celebre