Un ‘bollino’ sulle uova italiane sicure, libere da tracce di insetticida. “Considerata la situazione attuale dovuta all’emergenza fipronil, con l’obiettivo di assicurare al consumatore un prodotto sano e salubre e di tutelare i produttori di uova da consumo che intendono garantire le proprie produzioni nei confronti di comportamenti illegali, è stato avviato un controllo a tappeto su tutti i singoli capannoni di galline ovaiole allo scopo di certificare, attraverso laboratori accreditati, l’assenza di contaminazioni da fipronil (fluocianobenpirazolo)”. Lo comunica la Coldiretti, “sulla base del protocollo operativo attivato da Assoavi, l’associazione che rappresenta l’intera filiera dell’uovo in Italia. Si tratta di fatto di una ‘certificazione fipronil free'”.
La certificazione, precisa la Coldiretti in una nota, “viene realizzata con l’avvio immediato del campionamento, a supporto dell’attività degli organismi pubblici, che consisterà nel prelievo di un numero significativo di uova, secondo le metodiche utilizzate dai laboratori e dal numero di capi presenti in azienda per ogni capannone di produzione. Cessato il periodo di emergenza, il campionamento e controllo in questione verrà inserito nei piani di autocontrollo aziendali già operativi ogni 15 settimane come da normativa vigente”.
Il bollino fipronil free vuole essere “un’azione di grande responsabilità dei produttori nazionali – sottolinea l’associazione – in attesa che si faccia chiarezza sulle reali fonti di contaminazione e nonostante le importanti rassicurazioni delle autorità sanitarie”.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto messa in atto dai carabinieri dei Nas – ribadisce la Coldiretti – dimostra che in Italia il sistema dei controlli funziona, ma va sostenuto da un forte impegno sul piano della trasparenza dell’informazione, estendendo l’obbligo di indicare l’origine a tutti i prodotti alimentari a partire da ovoprodotti e derivati, togliendo il segreto soprattutto sulla destinazione finale delle importazioni”.
L’associazione ricorda che “gli italiani consumano in media circa 215 uova a testa all’anno, di cui 140 tal quali mentre le restanti (circa un terzo) sotto forma di pasta, dolci e altre preparazioni alimentari. Sulle uova in guscio l’indicazione di origine è presente, ma è necessario migliorarne la visibilità e la leggibilità non limitandosi ai codici”. Inoltre “bisogna togliere dall”anonimato’ gli ovoprodotti e i derivati – insiste la Coldiretti – e rendere finalmente pubblici i flussi commerciali di tutte le materie prime provenienti dall’estero. Una mancanza di trasparenza che alimenta l’incertezza, frodi e inganni anche attraverso le triangolazioni commerciali”.
“Per combattere gli allarmismi e dare garanzia ai consumatori e ai produttori – osserva l’associazione – l’esperienza delle emergenze degli ultimi anni ha dimostrato l’importanza della trasparenza delle informazioni”.