Le fiamme gialle aretusee, nell’ambito del dispositivo di controllo economico del territorio e del diuturno monitoraggio delle attività economiche ricadenti sotto la loro giurisdizione, hanno effettuato, dopo un attento esame della pericolosità fiscale dei soggetti attenzionati, una verifica fiscale nei confronti di una società operante nella zona industriale augustana sfociata con il deferimento alla Procura della Repubblica di Siracusa del rappresentante legale della stessa per la violazione dell’articolo 3 del Decreto Legislativo n. 74/2000 (dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici). Sin dalle prime fasi della verifica i militari della Compagnia di Augusta riscontravano forti discrasie tra quanto rappresentato dalla società in sede di “Dichiarazione dei Redditi ed
IVA” (nel modello Unico 2016) e quanto emergente, invece, nella realtà operativa ed industriale della stessa. Infatti, la mancanza di una solida e stabile organizzazione societaria e di attrezzature
idonee alla realizzazione delle opere industriali ha, sin da subito, ingenerato forti sospetti circa la reale capacità dell’azienda di produrre il fatturato dichiarato pari ad oltre 24.000.000,00 di €.
Data l’assenza di qualsivoglia documentazione, le attività di ricostruzione hanno visto l’utilizzo dello strumento delle indagini delle indagini finanziarie (previste dal D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 e dal D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633), estremamente incisivo al fine di monitorare i flussi finanziari tra società e/o privati imprenditori. All’esito dell’analisi di tali flussi, a fronte dei cospicui acquisti asseritamente effettuati non sono state rilevate materie prime in lavorazione o semilavorati finiti né, tantomeno, movimentazioni finanziarie tali da giustificare tali operazioni.
Di tutto rilievo sono i risultati conseguiti. Il soggetto economico controllato è risultato evasore totale per gli anni d’imposta 2013 e 2014. Le ricostruzioni contabili operate dalla Guardia di Finanza hanno permesso di scoprire un’evasione dell’I.V.A. per circa 5.600.000,00 di € e dell’I.RE.S. per oltre 3.400.000,00 di €, di constatare acquisti non deducibili per oltre 16.100.000,00 di € e di recuperare a tassazione redditi per circa 670.000,00 € ed I.R.A.P. per 13.000.000,00 di €. Le artificiose operazioni contabili, poste in essere dalla società verificata, erano finalizzate all’indebito riconoscimento di un credito dell’I.V.A. di 4.900.000,00 di € per il quale il rappresentante legale aveva già presentato, alla competente Agenzia delle Entrate, il relativo rimborso, che avrebbe comportato – qualora non fossero intervenuti i militari della Guardia di Finanza – un grave esborso in danno delle casse dello Stato.