Un atto di responsabilità che induca la “politica” ad assumere nuovamente il ruolo che questo termine, in senso nobile assegna, e rivedere la nuova rete ospedaliera siciliana nella parte che interessa la provincia di Messina. Il rischio diversamente è quello di cancellare degli ospedali che per decenni hanno cercato di garantire i migliori servizi possibili all’utenza, nonostante tagli di budget e limitazioni varie. L’appello giunge dal vicesegretario della Cimo, Giuseppe Giannetto, il quale, oltre a ribadire quanto in questi giorni denunciano da cittadini e amministratori del comprensorio, lancia anche l’allarme sul rischio che l’attività dei presidi vada ancora diminuendo sino all’azzeramento per via della “fuga dei pazienti”. “L’integrazione degli ospedali di Milazzo e Barcellona – afferma Giannetto – comporta un incremento del bacino di utenza di riferimento senza però un corrispettivo proporzionale numero di posti letto che sono anzi ridotti. Un dato altrettanto eclatante è poi il dimezzamento previsto per gli attuali 16 posti della Pneumologia, unica struttura specialistica di riferimento storico per gli abitanti del comprensorio tirrenico ed allocata in un territorio dove insistono industrie pesanti che determinano con i loro cicli di lavorazione una ricaduta negativa sull’ambiente. Non si comprende altresì il destino dell’endoscopia digestiva. Si rileva oltremodo che nell’assetto riabilitativo-lungodegenza destinato al presidio di Barcellona mancano dati inerenti alla riabilitazione neuro-sensoriale ed a quella cardiologica e non è prevista alcuna struttura Hospice (struttura per l’accoglienza di persone con ridotta aspettativa di vita che a causa della loro patologia avanzata non sono più assistibili presso il proprio domicilio) con relativi posti letto. Non si individuano parimenti strutture dedicate al percorso oncologico che così continua ad essere sbilanciato nella sua organizzazione lasciando scoperto il territorio più vasto ed abitato della provincia tirrenica di Messina. Un dato questo che, a parte i risvolti etici che costringeranno i pazienti per ricevere le cure a rivolgersi a strutture lontane dalla loro residenza con i relativi disagi fisici ed organizzativi. E le ripercussioni saranno sulla sanità già nell’occhio del ciclone visto che lo stesso ministro della Salute ha affermato che Sicilia ha fatto quadrare i conti ma continua ad avere i Livelli Essenziali di Assistenza i cosiddetti LEA al disotto della soglia minima. In altre parole che ampie fette dalla popolazione non ricevono il minimo delle cure per patologia che per decreto devono a loro essere garantite”. Da ultimo l’esponente della Cimo si domanda quali sono “le risorse disponibili ed i mezzi, in termini di dotazioni tecnologiche e soprattutto di personale, per raggiungere gli obiettivi prefissati. La CIMO ritiene che una materia così difficile e delicata andava trattata con una maggiore collaborazione tra le parti in causa ed il progetto costruito dopo le opportune valutazioni specifiche che avrebbero richiesto più tempo, che c’era ed è andato sprecato, ed attenzione per evitare quello che poi puntualmente accaduto. Così se ci sono territori che possono sentirsi gratificati da un punto di vista dell’offerta sanitaria altri ne sono usciti fortemente penalizzati. E’ questo il caso della provincia dei Messina dove molti ospedali (su tutti Milazzo e soprattutto Barcellona) hanno visto il declassamento o addirittura la soppressione di importanti reparti”.
Giampaolo Petrungaro