Ormai da tempo il governatore Crocetta ha compreso che il gioco si sta facendo duro. In un quadro politico assai ostile nei suoi confronti, soprattutto dentro la coalizione che lo ha imprigionato e sta tentando di farlo cadere, s’è insinuato un elemento per lui deflagrante: Totò Cuffaro. Uscito da Rebibbia dove ha scontato 5 anni per mafia, l’ex governatore, dopo un viaggio in Africa, è rientrato in grande stile rimettendo in piedi la sua macchina da guerra elettorale per l’assalto ai palazzi del potere, a partire dal comune di Palermo, dove si voterà tra tre mesi. Come è accaduto sino al 2008 quando Cuffaro fa capolino nei bar, a Palermo o a Roma, i tavolini si riempiono. «Cuffaro ha ricompattato i suoi e sta lavorando per rimettere le mani sulle istituzioni»: l’affermazione è proprio di Crocetta che proprio per questo, notando anche la confusione che regna tra le forze che lo sostengono in maggioranza, ha deciso di lanciarsi in avanti con il suo nuovo movimento “Ripartesicilia” per tentare la riconferma a Palazzo d’Orleans “contro tutto e tutti” – come è solito dire. Ma la prossima campagna elettorale si preannuncia difficilissima. E non solo perché Musumeci è pronto a correre da solo, Forza Italia dopo un timido tentativo di proporre l’ex ministro Stefania Prestigiacomo è in stand by, mentre Alfano col suo partito annuncia di essere pronto a partire con proprie candidature ma mancano i riscontri. La certezza al momento è che Cuffaro a Palermo è riuscito a imporre a Gianfranco Miccichè il sostegno del vecchio centrodestra a Fabrizio Ferrandelli, l’ex deputato regionale del Pd che si è dimesso pensando che il renziano Faraone riuscisse a fare cadere il governo Crocetta per andare al voto anticipato. Il fallimento dell’operazione ha convinto Ferrandelli a virare verso la candidatura a sindaco di Palermo, arruolando nel suo staff un nutrito gruppo di ex cuffariani: la truppa è cresciuta di mese in mese, diventando quella macchina da guerra rimessa a nuovo dopo essere rimasta in sonno per otto lunghi anni. Il termometro di questo tentativo di restaurazione lo offrono alcuni quartieri popolari della città. Dove Cuffaro si concede passeggiate serali in compagnia di qualche amico. Come ha fatto a Ballarò di recente tra i vicoli dell’anima più palpitante di Palermo: «Cinque anni fa, Ballarò ha votato per Leoluca Orlando, ma qui il sindaco ora non ci può mettere piede: siamo con Cuffaro», dicono banditori e commercianti tra le bancarelle del mercato storico. Attorno a Cuffaro si stanno riposizionando anche politici e intellettuali che fino a poco tempo fa erano sul carro del centrosinistra. Nell’hotel del Senato, a Roma, qualche giorno fa a fare la fila nella hall dove Cuffaro riceveva nel giorno del suo compleanno c’era pure Roberto Lagalla, l’ex rettore di Palermo, ora indicato come il possibile candidato dei cuffariani alla presidenza della Regione, magari con alleanze trasversali.