Boss, malato per finta, non stava in carcere e percepiva una pensione civile e una indennità di accompagnamento. E’ stata la Dia di Catania a scoprire che il boss ergastolano legato ai Santapaola Maurizio Galletta godeva di ottima salute e che la detenzione domiciliare era frutto di false attestazioni. Dieci i medici indagati e le indagini proseguono per accertare eventuali corresponsabilità di specialisti con incarichi dirigenziali nella sanità pubblica che nel tempo hanno sottoposto a visite e perizie Galletta. Eseguite perquisizioni presso gli studi e uffici ove tali sanitari svolgono la professione.
Sottoposto a continui accertamenti medici presso varie strutture sanitarie pubbliche (nell’arco di circa 12 anni, dal 1996 al 2008, è stato trasferito in 17 strutture carcerarie ed è stato sottoposto a numerose visite ambulatoriali). A seguito di una ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, nel luglio del 2008, Galletta è stato scarcerato, mentre si trovava nel carcere di Parma, e sottoposto alla detenzione domiciliare presso la propria casa al villaggio Delfino, a Vaccarizzo, “non essendo le condizioni fisiche conciliabili con il regime carcerario”, motivava il giudice.
Le indagini della Dia hanno portato alla luce come Galletta, per usufruire di un regime detentivo meno rigido, abbia accentuato le sue patologie, con l’appoggio di alcuni medici compiacenti, i quali ripetutamente hanno certificato le sue condizioni di salute, ritenute gravi, tanto da essere incompatibili con il regime carcerario (peraltro ricalcando analogo espediente utilizzato dal boss Maurizio Zuccaro, cugino di Galletta, che, durante la detenzione, praticava dei salassi prelevando ingenti quantitativi di sangue, così da aggravare le sue condizioni di salute e quindi usufruire dei previsti benefici carcerari). Galletta ha avuto la possibilità, pur essendo in regime di detenzione domiciliare, di gestire affari ostentando il proprio carisma mafioso, per le vie del centro cittadino. Ma c’è di più: grazie alla patologia simulata, ha pure ricevuto un trattamento previdenziale da parte dell’Inps, consistente in una pensione civile e una indennità di accompagnamento. Maurizio Galletta nel 2007, con sentenza definitiva, è stato condannato alla pena dell’ergastolo, per essere stato riconosciuto colpevole di omicidi, in concorso con il boss Zuccaro. Guai giudiziari pure per il cognato di Galletta, Rosario Testa, detenuto presso il carcere “Ucciardone” di Palermo, per violazioni in materia di stupefacenti e riguardo al tentato omicidio del fratello Angelo Testa e del nipote Francesco Testa, nonchè per detenzione e porto illegittimo in luogo pubblico, di arma da fuoco. In particolare, le indagini hanno accertato come il 3 maggio 2015, avesse attentato per rancori familiari e debiti economici avesse sparato contro di loro numerosi colpi d’arma da fuoco. Indagato anche un romeno, finito ai domiciliari, per porto illegale di arma da fuoco.